Durante l'estate 2001, non ricordo se a fine luglio o ai primi di agosto, andai a fare una gita in montagna con mio padre e il suo cane, un magnifico Labrador retriever nero di nome Tyson. La meta era l'Aiguille de Lesache (3012 m) nella valle del Gran San Bernardo. La salita fu piacevole, con qualche difficoltà nella parte centrale dell'itinerario dove occorreva risalire un ripido canale che conduceva al plateau sommitale. Dato che il cane manifestava un certo disagio per la ripidezza del pendio, mio padre decise di fermarsi, aspettando che io raggiungessi la vetta e ridiscendessi. La buona forma fisica che avevo all'epoca mi permise di salire in vetta abbastanza rapidamente, nonostante l'abbondante innevamento residuo rallentasse non poco la mia marcia.
Una volta ritornato da mio padre continuammo a scendere fino alla base del canale dove, su un ampio pianoro sovrastante un alpeggio, ci fermammo per pranzare. Mentre mangiavamo fui letteralmente rapito dall'ambiente che mi circondava: prati verdi leggermente ondulati, montagne che svettavano contro il cielo azzurro intenso, sole caldo ma non troppo, silenzio rotto solo dallo scroscio dell'acqua che scorreva. Tutto ciò mi fece venire in mente una poesia scritta da Giosuè Carducci: Mezzogiorno alpino:
Nel gran cerchio de l'alpi, su 'l granito
Squallido e scialbo, su' ghiacciai candenti,
Regna sereno intenso ed infinito
Nel suo grande silenzio il mezzodí.
Pini ed abeti senza aura di venti
Si drizzano nel sol che gli penètra,
Sola garrisce in picciol suon di cetra
L'acqua che tenue tra i sassi fluí.
Da quel giorno sono trascorsi 13 anni ma ricordo quei momenti e quell'atmosfera, di cui godetti intimamente, come se fosse ieri.
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